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altri punti di vista

Intervista a Lorenzo Fazio

Il direttore editoriale di Chiarelettere, la giovane e agguerrita casa editrice d’inchiesta che pubblica solo saggi, mostrando la singolare capacità di trasformarli in best seller, racconta come è nato il libro con Grillo, Casaleggio e Fo che ha anticipato l’interesse dei lettori verso M5S. E all’orizzonte si profilano nuovi punti di vista e testimonianze.

di Oddina Pittatore

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Perché è nata Chiarelettere?

Chiarelettere è nata con l’intento di raccontare il potere secondo un preciso punto di vista, quello del cittadino, lavorando sull’onda lunga dell’attualità per individuare non tanto gli eventi, già coperti dai media, quanto i fenomeni. Per questo pubblica esclusivamente libri di saggistica, circa trentacinque libri l’anno, inchieste, interviste testimonianze, sempre dalla parte dei cittadini.

Con i vostri libri avete anticipato la crisi del Vaticano e l’importanza del movimento di Grillo. Qual è il segreto?

Abbiamo pubblicato due libri sul Vaticano, perché è uno dei poteri forti che volevamo indagare, per capire la natura di una banca come lo Ior, fondamentale per le finanze vaticane ma anche quelle italiane.

Lorenzo Fazio Con Grillo, invece, c’era una comunanza d’interessi nel proporsi in alternativa a un blocco culturale, politico e mediatico, che in Italia è molto forte e compatto ed è rappresentato dai partiti, dalle televisioni e dai giornali. Al di fuori da questo blocco si fatica a farsi ascoltare. Noi abbiamo sempre cercato di porci in un’altra posizione e così ha fatto il movimento5stelle, che addirittura ha rifiutato le tradizionali regole della comunicazione. Come voce alternativa ci siamo ritrovati sullo stesso terreno; sugli sbocchi politici non faccio commenti perché non sono il mio campo.

Il Grillo canta sempre al tramonto ha centrato un obiettivo mancato clamorosamente da altri media: quello di cogliere la rivoluzione socio politica in atto e di informarne i lettori. Ma è anche un libro dal taglio particolare, un dialogo filosofico a tre. Com’è nata l’idea?

Non volevamo scrivere un libro politico perché noi non facciamo propaganda, ma parlare di un progetto di riforma che si propone come modello alternativo della società, dell’economia, della politica. Volevamo descrivere il Movimento 5 Stelle, che a noi interessava come fenomeno, evitando di fare un manifesto elettorale.

Da qui è nata l’idea di affiancare a Grillo e Casaleggio un terzo personaggio, ovvero Dario Fo, che con la sua identità forte, ma esterna al movimento, ha assunto il ruolo del “terzo incomodo.” E Dario Fo, con le sue domande e con i suoi continui rimandi a casi e personaggi storici, ha fornito uno sfondo e un respiro maggiore alla trattazione, sollecitando una riflessione più approfondita.

Con un tempismo perfetto il libro è uscito a febbraio nel pieno del fervore preelettorale. Quando lo avete realizzato?

Nella prima metà di dicembre ci siamo riuniti per tre giorni e abbiamo registrato questo dialogo a tre voci, che parla di tanti temi, in vista delle elezioni ma senza essere propaganda.

È una credenza molto diffusa nel mondo editoriale che in periodo elettorale non si vendano libri. Vero o falso secondo la vostra esperienza?

Appena uscito, circa 15 giorni prima delle elezioni, Il Grillo canta sempre al tramonto vendeva bene, ma senza raggiungere le prime posizioni in classifica.

Con la vittoria del M5S è balzato subito in testa, o comunque tra i primi. C’è stato un cambiamento molto forte nelle vendite, abbiamo dovuto moltiplicare le ristampe e a un mese dall’uscita siamo arrivati a 60.000 copie dalle 16.000 iniziali.

In questo caso, ci siamo imbattuti nel fenomeno e ne abbiamo beneficiato, però è vero che in genere nel periodo elettorale le persone sembrano meno interessate ai libri, più distratte. Noi in genere evitiamo i libri elettorali perché ci concentriamo su anticipare o raccontare cosa sta sotto gli eventi.

Ricordo solo un altro libro legato a un appuntamento elettorale: era Se li conosci li eviti di Marco Travaglio, che descriveva i candidati al nuovo parlamento italiano nel 2008, e che ha avuto un ottimo successo tra i lettori.

Libri di Chiarelettere
Cosa s’impara lavorando con Grillo, Casaleggio e Fo?

Grillo nella quotidianità è diverso dal personaggio che conosciamo; è una persona tranquilla, molto simpatica, che scherza, con cui si sta bene insieme, molto appassionata agli obiettivi del movimento.

Anche Casaleggio è una persona molto appassionata, ma più riservata, più contratta, e molto concentrato sulla questione della rete, che considera essenziale e alla quale riconduce tutto. Secondo lui, la rete è la nuova agorà dove le forze politiche si possono confrontare, il nuovo parlamento digitale.

Poi, è stato interessante il confronto con Dario Fo, che appartiene a un’altra generazione e che con le sue domande ha offerto una profondità storica e politica. Parlando di Leonardo, di Barbarossa e di San Francesco ha messo in prospettiva l’importanza della creatività e della spinta dal basso che le persone normali possono offrire in alternativa ai rappresentanti del potere.

Il libro ha un po’ questa cifra, che accomuna anche Chiarelettere e M5S, quella di provare a vedere la storia e il presente sempre da una parte, che non è quella dei potenti.

Anche questo, però, è un punto di vista.

Il punto di vista del potere è già coperto dagli altri organi d’informazione, quindi fin dalla nascita di Chiarelettere, ho sentito l’esigenza di offrire un ”altro” punto di vista. Questo non vuole dire che la verità stia solo dalla parte che io racconto, ma ho pensato che questa parte debba essere raccontata. Io ritengo che sia giusto dichiarare il punto di vista nella copertina e proporre quella che io, o l’autore, pensiamo sia la verità.

Se si è sicuri del proprio punto di vista, la verità è una e va documentata, non è un’opinione. Io voglio che i libri che pubblico siano ancorati a dati, a ricerche, a testimonianze verificate. Ogni libro porta una verità che ha un suo peso. L’importante è non avere distintivi, non m’interessa se un autore è di destra o di sinistra. Io cerco delle verità e provo a raccontarle.

Il problema, però, non è solo il controllo delle fonti, ma anche la scelta e l’interpretazione dei dati forniti.

Il controllo è a cura dell’autore e noi dobbiamo verificare il suo lavoro. Non è facile. Soprattutto per questioni delicate, i cui confini sono difficili da definire, non sempre ci si riesce completamente; è sempre possibile sbagliare, purtroppo. L’importante è che non si coinvolgano per errore persone che non c’entrano niente.

Spesso per garantire la correttezza ci appoggiamo ai documenti ufficiali pubblicati, come per esempio nel caso della diffusione della ‘ndrangheta al Nord (Federico Monga e Rocco Varacalli, Sono un uomo morto). Nello stesso modo, quando abbiamo preparato un libro sui concorsi universitari (Davide Carlucci e Antonio Castaldo, Un Paese di Baroni) abbiamo scelto di appoggiarci in toto alle inchieste giudiziarie. Ciononostante abbiamo avuto delle querele, che finora abbiamo sempre vinto perché siamo riusciti a fare un libro inattaccabile.

Noi ci assumiamo la responsabilità dei libri che pubblichiamo, dopo averli sottoposti a verifica, perché li riteniamo veri. Per questo saremmo pronti a tornare indietro, se in seguito si scoprissero informazioni che modificano le cose. Dato che ci crediamo, ci assumiamo la responsabilità a tutti i livelli, anche legale.

Data la vocazione di denuncia della casa editrice, come curate l’aspetto legale?

Facciamo rileggere tutti i libri che riteniamo delicati da uno o, se necessario, anche da due avvocati. Abbiamo comunque in corso diversi procedimenti a nostro carico che stiamo affrontando. Devo dire, però, che la maggior parte, sono intentati non a ragion veduta ma per intimidire, sono una manifestazione di arroganza.

Per esempio, Trenitalia ci ha querelato perché nel libro Fuori Orario di Claudio Gatti, inviato speciale de Il Sole 24 Ore e collaboratore del New York Times e dell’International Herald Tribune, abbiamo pubblicato inoppugnabili documenti dell’azienda. Ci hanno chiesto un danno per diffamazione di 26 milioni, secondo noi assurdo perché riteniamo che tutte le informazioni che riguardano un servizio pubblico debbano essere alla portata di tutti i cittadini.

Libri di Chiarelettere
A 6 anni dalla fondazione che obiettivi ha raggiunto Chiarelettere?

L’obiettivo era di costituire un polo di produzione di contenuti multimediale. Non semplicemente una casa editrice di libri, ma uno spazio libero d’informazione e di approfondimento dell’attualità. Ci siamo riusciti in poco tempo perché Chiarelettere ha avuto subito una presenza molto forte sulla rete attraverso il blog Voglio scendere di Marco Travaglio, Peter Gomez e Pino Corrias, seguito dal blog Cado in piedi, che tocca punte di 50.000 contatti al giorno.

Poi, insieme ad altri soci siamo riusciti a costituire Il Fatto Quotidiano, un quotidiano, cartaceo e online, totalmente autonomo e libero. A sua volta Il Fatto è entrato nella società Servizio Pubblico di Santoro per la produzione di programmi televisivi. E anche questa è una tappa molto significativa. Contemporaneamente il Fatto sta facendo una televisione online; un’iniziativa con pochi mezzi, ma è un altro mattone che è stato posto.

In sintesi, state costruendo anche voi un piccolo impero nel mondo della comunicazione.

È questo quello che io volevo fare: costruire uno spazio di comunicazione in opposizione a quelli che liberi non sono.

Chiarelettere è una casa editrice indipendente che persegue informazioni in modo libero. Secondo quali criteri scegliete o rifiutate i libri da pubblicare, i temi, gli autori?

Ci interessa raccontare il potere economico, politico e religioso, sempre cercando di stare dalla parte del cittadino e della sensibilità comune. Dato che facciamo parte di un gruppo esclusivamente editoriale (Gems) possiamo trattare liberamente gli argomenti che gli altri organi d’informazione non descrivono.

L’altro criterio che abbiamo adottato è di raccontare i fatti attraverso una testimonianza, in modo che la ricostruzione abbia quasi un filo narrativo. I libri devono essere letti. Non pubblichiamo saggi fintamente oggettivi, gli autori prendono posizione in modo che il lettore capisca subito perché il libro è costruito in un certo modo.

Anche la grafica e la comunicazione sembrano impostate coerentemente con l’impegno di chiarezza verso i lettori.

L’impostazione grafica rientra nel discorso di trasparenza verso i lettori. È molto netta, usiamo solo il lettering, senza illustrazioni. I nostri sono libri-manifesto che fin dalla copertina esplicitano il taglio e il contenuto, anche nella forza impressionistica dei titoli.

In tutti i testi cerchiamo di comunicare in modo immediato, chiaro ed empatico, usando frasi brevi e semplici, ed evitando costruzioni sintattiche complicate.

Con la stessa chiarezza ci comportiamo sulla rete, che abbiamo usato moltissimo fin dall’inizio come spazio alternativo per comunicare con i nostri lettori in maniera diretta.

Che formati avete scelto per i vostri libri?

I formati che noi utilizziamo sono due, tendenzialmente abbastanza tascabili; anche il prezzo di copertina è da semitascabile. Ci siamo collocati subito in un segmento di mercato rivolto alle persone più giovani, curiose, ma talvolta con disponibilità limitate. Questo discorso si adatta molto al mercato degli ebook, che sono la nuova frontiera.

Sono significative le vendite di libri digitali?

Per ora, no. Per il libro più scaricato, Sua santità, parliamo di 4.000 copie. Sono cifre ancora basse, in linea con il mercato editoriale italiano.

Uno sguardo al futuro: che libri avete in cantiere, quali cambiamenti si prospettano all’orizzonte?

Cerchiamo sempre di ampliare i nostri orizzonti, usando stili diversi e presentando autori che non siano solo giornalisti. Per esempio, abbiamo pubblicato un libro come La pazienza del nulla di Arturo Paoli, che è la straordinaria riflessione di un monaco centenario immerso nel deserto per quattordici mesi, e Ora et Labora di Don Colmegna.

Vogliamo testimoniare molteplici punti di vista: dopo l’interesse suscitato da Prepariamoci di Luca Mercalli (un invito a prepararsi per un mondo con meno risorse e meno abbondanza), ora è in arrivo un libro con lo scrittore Mauro Corona. Abbiamo studiato una collana che ha pubblicato classici del pensiero, come Gramsci o Don Milani, e continueremo con libri di testimonianze che magari vengono da altri mondi, da altre età e aiutano a fare scelte sempre più consapevoli. Quindi, non solo inchieste, anche libri di riflessione per tutti coloro che sono interessati a ragionare sull’attuale società e sulle possibili alternative.
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