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la narrativa che varca i confini - l’esperienza degli editori

Intervista a Cristina Foschini

Come avviene la selezione di libri stranieri? Quali sono i principali mercati di riferimento? Che Paesi stanno emergendo?
Ce ne parla il direttore dell'Ufficio diritti e acquisizioni del gruppo editoriale Mauri Spagnol.


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Tra i dieci libri più venduti nel 2009, sette provenivano dal mercato internazionale. L’editoria italiana ha una vocazione alla traduzione?

Fino a dieci anni fa la narrativa straniera era l’unica che faceva i grandi numeri in Italia. Infatti, a differenza di altri Paesi, nelle nostre classifiche si era sentita la necessità di distinguere tra narrativa italiana e straniera, proprio per non penalizzare le opere dei nostri autori. Questa suddivisione sussiste ancora, benché oggi la situazione si sia modificata e nelle prime posizioni nella classifica generale siano stabilmente presenti anche autori italiani.

La vocazione a esplorare gli autori stranieri è rimasta e oggi il mercato italiano delle acquisizioni dei diritti dei libri è uno dei più rapidi al mondo. Siamo quasi sempre tra i primi ad acquistare, forse perché spinti dalla grande competizione tra le case editrici italiane, molte delle quali, come la nostra, sono tradizionalmente orientate e organizzate per la traduzione. Abbiamo addirittura superato i tedeschi, che fino a poco tempo fa detenevano il primato della rapidità.

Cristina Foschini Come avviene la ricerca di libri stranieri? Tempestività, offerta economica, immagine della casa editrice: qual è la combinazione vincente nella scoperta di nuovi autori e nell’acquisto dei diritti?

Fondamentale è la struttura di scouting, professionisti che sul posto monitorano i principali mercati di riferimento, che nel nostro caso sono Inghilterra, America, Francia e, recentemente, Spagna, oltre ad alcuni mercati di nicchia.

Gli scout comunicano le novità nel momento stesso in cui gli agenti locali le propongono nel mercato d’origine; questo ci permette di fare un’offerta quasi contemporaneamente, o immediatamente dopo, la scoperta del libro in lingua originale, come è avvenuto per L’ipnotista di Lars Kepler, di cui abbiamo comprato i diritti due mesi prima che arrivasse nelle librerie svedesi.

La tempestività è fondamentale, anche se è più rischioso comprare un libro senza la certezza del successo nel Paese d’origine.

Nei mercati dove non abbiamo una struttura di ricerca locale, come in Germania per esempio, come fonti utilizziamo le classifiche e le riviste specializzate di settore, che permettono di essere informati sulle novità in uscita e sui libri che stanno avendo successo.

È parte fondamentale del lavoro dell’ufficio acquisizioni far sì che questo processo venga anticipato e che sia il proprietario dei diritti stesso a presentarci gli autori interessanti, proprio perché riconosce la qualità del nostro lavoro di traduzione e di “interpretazione”. L’agente o la casa editrice, infatti, insieme all’offerta economica, valuta la capacità della casa editrice di rendere al meglio l’opera; quando i diritti vengono messi all’asta, la best offer, che permette di aggiudicarsi il libro, è la combinazione dell’offerta economica e del profilo della casa editrice che fa quell’offerta.

La letteratura dell’Est sembra la grande assente nelle traduzioni in Italia e in Europa. Perché?

Nei Paesi dell’area orientale ex comunista fino a pochi anni fa l’organizzazione collettiva del lavoro aveva impedito lo sviluppo di una cultura editoriale basata sulla vendita esclusiva del diritto d’autore, che è stato introdotto solo di recente (per molti anni perfino Il maestro e Margherita di Bulgakov è stato venduto in regime di fuori diritti), e questo ha rallentato notevolmente gli scambi.

La mancanza di un tessuto di agenzie letterarie che rappresentino gli autori e ne trattino i diritti anche sul mercato internazionale ha quindi penalizzato l’ingresso di questi scrittori negli altri Paesi europei, oltre al fatto che non esisteva una editoria indipendente. Le case editrici erano statali e soggette alla censura.

La Germania è la porta dell’Est, il mercato di entrata e di traduzione che facilita la condivisione di un linguaggio comune di negoziazione. Guanda, per esempio, ha scoperto Wladimir Kaminer, il “russo di Berlino” di cui ha pubblicato diverse opere, attraverso il mercato tedesco.

Le stesse difficoltà causate dall’assenza del diritto d’autore hanno rallentato fino a pochi anni fa anche l’ingresso nei nostri mercati degli autori cinesi.

Tanto è vero che dieci anni fa tornammo dalla fiera del libro di Taipei a mani vuote, non perché non ci fossero autori interessanti, ma perché mancava completamente il concetto di pubblicazione esclusiva per lingua. Adesso la situazione è cambiata, la Cina ha inserito il diritto d’autore, molti agenti occidentali ora rappresentano autori cinesi che sono pubblicati nelle nostre case editrici.

Diversità culturali, motivi contingenti, formato dell’opera: qual è l’insieme di meccanismi che porta un libro a emergere, o a essere rifiutato, in un determinato Paese?

Ci possono essere ragioni legate alla contingenza, come nel caso dei libri di Khaled Hosseini, best seller nella maggior parte dei mercati europei con l’esclusione della Spagna, perché, in seguito agli attentati terroristici di Madrid del 2004, gli spagnoli non hanno più mostrato empatia per opere che parlano del mondo islamico.

Non solo certi titoli funzionano in certi mercati e non in altri, ma è anche interessante osservare la diversa modalità di fruizione. Nel mercato americano si ottiene la grande penetrazione di un’opera attraverso i tascabili, i mass market, mentre in Italia i grandi numeri sono ottenuti soprattutto nelle edizioni cosiddette “maggiori”, in rilegato e in brossura, ma non necessariamente in tascabile, cioè nell’edizione al prezzo più basso. Evidentemente all’italiano piace il bel libro, l’oggetto, e questo la dice lunga anche dal punto di vista culturale.

In un momento come questo in cui siamo alle soglie della rivoluzione elettronica sarà molto interessante vedere che impatto avrà il libro smaterializzato, l’ebook di cui forniremo ai lettori non più un curatissimo oggetto fisico, ma un file con il contenuto. Sarà interessante verificare se attraverso questo nuovo modo di leggere e questa diversa modalità di fruizione si creeranno nuovi lettori, e come risponderanno i vari mercati internazionali.

Si intravedono nuove voci all’orizzonte?

Il mercato più interessante è quello che non abbiamo ancora trovato, quello che io e i miei colleghi stiamo cercando costantemente, il prossimo che scopriremo.

Poiché cultura e letteratura si fondono, incontrare un autore proveniente da un Paese di cui ancora non si conosce la voce è avvicinarsi a modalità diverse, a mentalità e a produzioni originali, ed entusiasma l’idea di avvicinare i tuoi lettori non solo a una storia e a una scrittura completamente originali, ma anche a un nuovo mondo. Nuove voci potrebbero ancora provenire dalla Cina. Tramite gli agenti inglesi che hanno fatto da pionieri, noi abbiamo pubblicato Jung Chang, una delle prime scrittrici tradotte, con un libro che ha fatto epoca, Cigni selvatici, che ha raccontato la storia della Cina nel Novecento tramite la vita di tre generazioni di donne. Poi, abbiamo continuato ad acquistare altri autori cinesi, affascinati da questa letteratura che è estremamente originale sia nella struttura sia nei ritmi narrativi.

Altre voci possono continuare a giungere dal Medio Oriente, e non è ancora rappresentata con il giusto rilievo sui nostri mercati la produzione dall’Africa, un gigantesco serbatoio di idee e di tradizioni letterarie, che, per ora, ci sono giunte prevalentemente filtrate da altre culture. Noi conosciamo l’Africa mediterranea, quella afrikaans del Sudafrica, di chiarissima impronta anglofona, ma dobbiamo ancora scoprire, e speriamo avvenga presto, un patrimonio di culture originali e storie autoctone scritte da autori africani.
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