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editoria del sol levante (seconda puntata)

La parola ai lettori (giapponesi)

Sachi Hashimoto e Ryuhei Ishimaru, studenti universitari giapponesi, in Italia per un programma di scambio, raccontano la loro esperienza di lettori in un paese in costante equilibrio tra tradizione e innovazione, abbastanza diffidente rispetto alle esperienze culturali straniere. Dai manga, i fumetti che hanno la dignità di libri, ai Keitai Shosetsu, i “romanzi per cellulare”, i giovani giapponesi sperimentano forme di lettura alternative ai tradizionali libri di parole su carta.

di Oddina Pittatore

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  1. L'INTERVISTA

  2. icona bibliografia Conoscere il Giappone con Cercalibro


Che caratteristiche ha il mercato del libro in Giappone?

Oggi che il Giappone, come molti altri paesi, risente della crisi e di un periodo di incertezza economica, nel mercato editoriale l’interesse si concentra su libri concreti, opere di self-help e di valorizzazione personale, finalizzate a ottimizzare le proprie possibilità nel campo del lavoro. I lettori sono attratti da manuali che spieghino come presentarsi al meglio a un colloquio e che aiutino a collocarsi o a migliorare professionalmente, a superare la timidezza e a far emergere le proprie doti.

Interessa il libro che insegna a perfezionare se stessi e a sfruttare il proprio potenziale.

Sachi Hashimoto e Ryuhei Ishimaru La storia di Steve Jobs, per esempio, è molto apprezzata perché il simbolo di una realtà di successo.

Quali sono i generi più letti (narrativa, poesia, saggistica, manualistica, manga)?

Sicuramente, appunto, almeno un 20 per cento del mercato è dedicato alle opere di auto valorizzazione nel campo del lavoro, poi si leggono tantissimi manga (i fumetti giapponesi), probabilmente almeno un altro 30 per cento; la narrativa forse occuperà un 20 per cento, mentre la poesia viene letta poco. Hanno un loro peso anche i libri per bambini e i manuali di cucina.

E nel settore della narrativa? Quali autori contemporanei sono preferiti dai giovani?

Si leggono gli autori più famosi come Haruki Murakami, Banana Yoshimoto, Ryu Murakami (tutti tradotti e piuttosto noti anche in Italia), Kaori Ekuni (un autore tradotto in inglese, ma non in lingua italiana). E anche alcuni classici come Osamu Dazai, Soseki Natsume, o Yukio Mishima (tutti tradotti in italiano), molto apprezzato perché incarna quello che si considera il vero spirito giapponese.

I manga hanno la stessa dignità dei libri?

I manga sono diventati importantissimi nella cultura giapponese; dopo gli anni ‘60 la loro influenza e diffusione sono cresciute a macchia d’olio.

Oggi, i giovani e gli adulti fino a quaranta anni leggono moltissimi manga. Ve ne sono dedicati ai diversi generi e alle diverse fasce d’età. Leggere un libro è più difficile, mentre i disegni dei manga aiutano a capire immediatamente i sentimenti dei protagonisti.

Il mestiere di scrittore è una professione rispettata? E quello del disegnatore di manga?

La professione di scrittore è molto rispettata, ma oggi anche i disegnatori di manga, che pensano la storia, la scrivono, la disegnano e la compongono graficamente, sono molto popolari. Io da bambina sognavo di diventare disegnatore di manga, ancora oggi lo sogno un po’.

L’editoria digitale giapponese ha la caratteristica che si siano soprattutto diffusi i Keitai Shosetsu, i romanzi per cellulare (si parla di 20 milioni di accessi). Che caratteristiche hanno?

Da una decina d’anni esistono in Giapppone (dove nel 2009 si contavano più di 110 milioni di cellulari) collane specializzate per la telefonia mobile che pubblicano romanzi classici, d’attualità, fumetti (i Keitai Comic), storie romantiche, brevi saggi e molti romanzi scritti appositamente per la diffusione digitale, con una prosa concisa che evita parole troppo difficili e mescola alle parole gli emoticons. Spesso sono a puntate, scritti dai giovani sui giovani.

Hanno un prezzo molto contenuto, si possono scaricare da siti dedicati; se una storia ha molto successo nella versione per telefonino, in seguito viene pubblicata anche in formato cartaceo e talvolta trasformata in film. I libri per cellulare, facilmente trasportabili, adatti a essere letti ovunque, sono molto diffusi non solo tra i ragazzi tra i venti e i trenta, ma anche tra le ragazzine teen ager.

Dove si acquistano i libri? Nelle librerie nelle edicole, in altri negozi, su internet?
Manga e altri libri si acquistano negli stessi luoghi?


Nelle librerie (15.482 nel 2009, con un trend negativo rispetto al decennio precedente), ma anche nei “convenience store” aperti 24 ore su 24 e in altri negozi “misti” (questo fa si che, pur essendo diminuito il numero delle librerie, è invece aumentato lo spazio dove si vendono libri e riviste). Manca una divisione netta tra libri e periodici; molti editori medi e grandi producono entrambi e li distribuiscono attraverso lo stesso canale.

A questi si aggiungono le librerie online (6/7 per cento delle vendite nel 2009).

Secondo studi recenti è diminuito il numero di lettori tra i 20 e i 30 anni. Voi amate leggere?

Ryuhei: Io non leggo molto.

Sachi: Io amo moltissimo leggere; Norwegian woods di Haruki Murakami è uno dei miei libri preferiti, ma mi interessa molto anche leggere tutti i libri di design. E mi piacciono anche i classici, scritti in una lingua “vecchia”, amo la parte romantica.

Qual è il vostro posto preferito dove leggere?

Ryuhei: Io in genere preferisco leggere a casa, ma in un qualunque luogo dove si debba attendere (nei negozi, nei ristoranti, nelle sale mediche) ci sono sempre libri, soprattutto manga, a disposizione.

Sachi: A me piace molto leggere nei bar.

Come scegliete un libro?

Ci sono tanti modi. Perché ce lo ha consigliato un amico, perché lo abbiamo sfogliato in libreria e ci è piaciuto, oppure perché abbiamo visto un “anime”, un’animazione di quella storia e ci è venuta voglia di leggere il libro di carta.

Avete mai visto una libreria italiana? Vi sembra molto diversa dai vostri luoghi d’acquisto di libri?

Le librerie italiane ci sono sembrate abbastanza simili a quelle giapponesi, solo non ci sono i manga. Invece, ci ha stupito perché abbiamo trovato una certa offerta di libri in inglese, molto più che in Giappone dove amiamo soprattutto leggere autori della nostra lingua.

Esclusi i libri per bambini, in Giappone sono in vendita pochi libri non giapponesi, solo tra l’8 e il 10 per cento dei libri, prevalentemente provenienti dal mercato americano.
Avete mai visto in Giappone libri di scrittori italiani o europei?


No, poco, i giapponesi leggono prevalentemente libri scritti da autori del loro paese. C’è qualcosa in inglese, poco in tedesco. Mi ricordo Pippi Calzelunghe e Il Piccolo Principe, di che paese sono?

Proviamo a nominare alcuni famosi autori di bestseller internazionali. Conoscete Stieg Larsson?

Sì, questo sì.

Il codice da Vinci di Dan Brown,?

Sì, anche questo.

Alice nel Paese delle meraviglie?

No.

Dante, La divina commedia?

No.

Pinocchio?

Oh, sì Pinocchio, Pinocchio (e Sachi mima immediatamente il naso lungo del burattino, che però non sapeva fosse opera di uno scrittore italiano).


Per saperne di più

È possibile leggere il rapporto sull’editoria pubblicato dall’Associazione Editori Giapponesi intitolato An Introduction to Publishing in Japan 2010–2011.
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