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nuove frontiere dell’editoria

Intervista a Giorgia Lupi

Rappresentazioni visive di dati per creare una storia sono uno strumento molto attuale per catturare l'attenzione dei lettori esplorando in modo innovativo temi e fenomeni complessi. Fino a oggi utilizzate prevalentemente dal giornalismo, che apporto possono dare al mondo dei libri?
Giorgia Lupi, fondatrice e design director dello studio Accurat, specializzato in design dell’informazione, e ricercatrice presso il Politecnico di Milano (Facoltà del Design, Density Design Lab) apre nuovi squarci sulle possibilità offerte da questo settore affascinante in rapidissima evoluzione.

di Oddina Pittatore

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Giorgia Lupi Infografiche e visualizzazioni (data visualization), due parole oggi di grande attrattiva, ma un po’ misteriose. Possiamo definirle meglio?

La differenza tra infografica e visualizzazione ha confini davvero sovrapponibili; di base per infografica si intende la restituzione di informazioni in forma più grafica e visiva che testuale, ovvero l’utilizzo di numeri, immagini e icone per raccontare una storia; e questo macro insieme comprende anche le data visualization.

Ma se volessimo differenziare, rispetto all'immaginario comune si potrebbero descrivere le infografiche come storytelling visivi, che comprendono al loro interno numeri, icone, piccoli testi a comporre la storia e a impaginare un'immagine globale che racconta la storia e il fenomeno.

Per data visualization intendiamo la rappresentazione "visiva di quantità": se vogliamo descrivere un'ipotetica pagina, in questo caso tutto quello che è presente deve essere un valore o un parametro, deve rappresentare qualcosa di quantificabile, senza lasciare spazio a grafici, o icone o numeri impaginati in maniera non "scientifica": il posizionamento stesso degli elementi all’interno dell’immagine è spesso anche esso una quantità o un parametro (rispetto, per esempio, a una linea temporale o una griglia geografica).

Un esempio interessante per capire la differenza è la long-list da poco uscita su Information Is Beautiful Design Awards, abbiamo qui le infografiche e qui le data visualization.

Big Data, questi sconosciuti. Di cosa parliamo quando citiamo i Big Data in rapporto all’editoria?

Nella definizione generalmente accettata i Big Data sono un insieme di dati talmente grandi, che è impossibile processarli su un unico computer, anche se, grazie al continuo miglioramento tecnologico, il concetto di troppo grande deve essere continuamente rivisto.

Consultare archivi digitali di dati (non solo Big Data, anche quantitativamente più limitati), poterli correlare e partire da queste relazioni quantitative per raccontare una storia è per l’editoria un’opportunità senza precedenti, non necessariamente legata alle dimensioni dei dati, ma alla loro maggiore accessibilità, e alla sempre più facile analisi.

La possibilità di basare sempre di più le storie su contenuti precisi, numerici e quantitativi, apre scenari stimolanti, anche se il punto di vista soggettivo resta il punto di forza imprescindibile, e non di debolezza, per lo scrittore di narrativa.

Il vocabolario ristretto di J.K. Si dice che i Big Data salveranno l’editoria perché, oltre a fornire nuovi modi di creare contenuti, rappresentano una fonte d’informazioni preziosa sulle tendenze, preferenze e abitudini dei lettori.

Come fonte d’informazioni l’esempio più palese è quello di Amazon, che ottiene una mole impressionante di notizie sui propri lettori e sulle loro abitudini di lettura tramite gli ordini effettuati online e i dati sull’utilizzo dei reader.

Dai dispositivi Kindle si viene a sapere quali volumi siano stati letti fino in fondo e quali restino a metà, quelli che il lettore divora e quelli che ci mette un po’ di tempo a macinare, dove li legge e a che ora.

Ottenendo e aggregando dati e informazioni, Amazon e le altre librerie online possono conoscere scelte, trend e consuetudini, che prima si capivano solo attraverso sondaggi qualitativi, e utilizzarle, per esempio per suggerire altri libri o altri acquisti.

Nell’editoria le infografiche sono utilizzate principalmente da giornali e riviste. In futuro che ruolo potranno avere nel mondo dei libri?

Anche se i giornali fanno la parte del leone nell’utilizzo di infografiche e visualizzazioni, si intravvedono segnali di interesse da parte dell’editoria libraria.

Il nostro studio viene contattato da molti editori di testi scolastici, che ci richiedono, per esempio, la rielaborazione di tavole sinottiche con una quantità maggiore di informazioni, presentate correlando visivamente le diverse tipologie di dati, non solo lungo una linea temporale, o in una mappa geografica, ma anche secondo altri parametri.

C’è stata molta attenzione per una visualizzazione, I tempi dei pittori, pubblicata su La Lettura del Corriere della Sera, che fa vedere com’è cambiato negli ultimi otto secoli il modo di dipingere.

Aggregando i dati riguardanti la vita dei più famosi artisti con tecniche, soggetti, dimensioni e colori dei loro capolavori abbiamo creato una tavola sinottica che riassume e correla visivamente informazioni altrimenti sparse in tante pagine di testo. Proprio perché così presentati i contenuti risultano per gli studenti più attraenti e più facili da memorizzare, alcuni editori si sono mostrati molto interessati a introdurre nei testi scolastici data visualization di questo tipo, che risultano un mezzo incredibilmente efficace per comprendere realtà articolate.

Non solo l’editoria scolastica si mostra abbastanza aperta al nostro settore, ma anche la saggistica, che già fa uso di diagrammi, potrebbe esserne un’altra beneficiaria.

E la narrativa? Attingerà al linguaggio delle rappresentazioni visive di contenuti?

Credo che sarebbe molto bello pensare all’integrazione di visualizzazioni nella narrativa.

Se questo linguaggio verrà riconosciuto come un nuovo modo di raccontare storie, si potrà sperimentare una narrativa quasi tutta visiva, storie narrate attraverso informazioni che parlano graficamente quasi senza l'utilizzo di testo (può sembrare un po' fantascientifico ma è sicuramente affascinante!).

Redazione Accurat In questo caso, però, oltre a comunicare con precisione e chiarezza, le visualizzazioni dovranno essere in grado di restituire emozioni.

A differenza delle graphic novel, che sono traduzioni visive molto lineari dei testi, scandite unicamente dal ritmo cronologico, si potrebbero introdurre molte altre correlazioni, tra i personaggi e tra le storie, mappare visivamente luoghi e spostamenti presenti nel testo, addirittura relazioni economiche, politiche o sociali, se il racconto ne prevede.

Stiamo parlando di possibilità non ancora realizzate. Per ora, nel settore narrativa sono state create solo sperimentazioni di storie molto brevi, o sistematizzazioni di tutti i personaggi o di tutte le relazioni geografiche, a corredo di un testo.

Una visualizzazione efficace è modulata in modo da permettere ai lettori diversi livelli di lettura, più o meno approfonditi. Uno spunto stimolante per l’editoria.

Quando le narrative visive sono abbastanza complesse, noi progettiamo analisi dei dati che offrano differenti livelli di lettura per disparate tipologie di lettori.

Citando una frase di Shan Carter, designer del New York Times, che pensa ai suoi lettori come "Bart e Lisa Simpson", i personaggi del famoso cartone animato - The Simpson - dove Bart è il discolo, distratto, superficiale e Lisa è la sorella secchiona e pedante, è divertente immaginare che una visualizzazione possa essere fruita da entrambi. Un Bart della situazione vuole solo avere una comprensione di massima, vuole capire qualcosa in breve, in poche decine di secondi, perché poi non è interessato e passa ad altro. Ma la stessa visualizzazione può essere vista da una Lisa Simpson, che vuole capire tutto, che vuole passare tempo sui dettagli, che vuole farsi un suo punto di vista, che vuole arrivare alle fonti…

Quindi, nelle visualizzazioni per La Lettura, il supplemento culturale domenicale del Corriere della Sera, esploriamo la complessità delle informazioni senza per forza semplificarle, per permettere ai lettori, che hanno tempo e voglia, di approfondire e agli altri di farsi un’idea con un colpo d’occhio.

Quanti (non) laureati al Nobel Per permettere questi molteplici livelli di lettura dobbiamo rendere chiare le gerarchie a livello di produzione e design: enfatizzando visivamente la "storia principale" che vogliamo raccontare, il punto di vista che fa capire immediatamente di cosa si sta parlando, e lavorando graficamente in "background" con gli altri livelli di esplorazione, le storie secondarie, le correlazioni che vogliamo aggiungere.

Per le visualizzazioni ricche di dettagli, la carta stampata resta uno dei mezzi più utili e interessanti perché prevede che il lettore spenda del tempo a esplorare l’immagine che ha davanti; mentre sul web sono più fruibili rappresentazioni meno dense e più interattive.

Un linguaggio internazionale o un linguaggio di nicchia?

La rappresentazione visiva delle informazioni dovrebbe essere sempre più percepita come un linguaggio internazionale, ma dipende dalla complessità e dal livello di attenzione che noi designer richiediamo e da quanto riusciremo a “educare” i lettori a capire e appassionarsi a strumenti nuovi e articolati.

Nella progettazione partiamo da metafore e modelli visivi già conosciuti e condivisi (come una linea temporale standard o una mappa), per poi aggiungere livelli di sperimentazione ed elementi innovativi che consentano di abituarsi a comprendere le storie più complesse. Vorremmo portare il lettore a interessarsi così tanto da soffermarsi a lungo per esplorare e fare suo questo linguaggio.

Uno sguardo al rapporto infografica-editoria nel mercato americano.

La più significativa differenza tra l’Italia e gli Stati Uniti, dove io risiedo e lavoro, dipende dalla maggiore quantità di informazioni disponibili (open data, aperti, pubblici, scaricabili e utilizzabili) e dal gran numero di scuole e università esistenti, che hanno creato una classe di professionisti in grado di analizzare e lavorare con i dati.

L’America offre innumerevoli occasioni di trattazione grafica dei contenuti, in una scena più ampia, ricca di conferenze, eventi e corsi di laurea che trattano di information design e di visualizzazione, con editori e azionisti sensibilizzati a queste discipline. L’Italia è in coda, ma mi sembra una questione di tempo, anche qui vi sono le premesse per una più ampia diffusione di questo linguaggio.

Il designer Alberto Cairo ha consigliato in un’intervista di “leggere, leggere, leggere”. Che libri suggerisci per saperne di più sul mondo della visualizzazione dell’informazione?

La crescita d’attenzione in Italia per la rappresentazione di sistemi complessi è testimoniata appunto dalla recente pubblicazione di Alberto Cairo, un’introduzione pratica all'infografica e alla visualizzazione di dati come efficace strumento nella scrittura di una storia. Altri volumi di interesse sull’argomento sono facilmente reperibili in inglese.

Alberto Cairo, L'arte funzionale. Infografica e visualizzazione delle informazioni, 2013, Pearson

Tra i testi più nuovi e recenti in inglese:

Simon Rogers, Facts are Sacred, 2013, Faber & Faber

Valentina D'Efilippo, James Ball, The Infographic History of the World, 2013, Firefly Books

Grandi classici di data visualization:

Robert Klanten, Data Flow 2: Visualizing Information in Graphic Design, 2010, Die Gestalten Verlag

Manuel Lima, Visual Complexity: Mapping Patterns of Information, 2011, Princeton Architectural Press

Nathan Yau, Visualize This: The FlowingData Guide to Design, Visualization, and Statistics, 2011, Wiley

Per chi ama navigare, ecco tre blog di data visualization, regolarmente aggiornati con le ultime notizie e tendenze:

Alberto Cairo: http://www.thefunctionalart.com

Andy Kirk: http://www.visualisingdata.com

Enrico Bertini: http://fellinlovewithdata.com


Giorgia Lupi
giorgialupi.netaccurat.it
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