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anni 70-80

Nelle parole dei figli

Un genere particolare: le biografie di protagonisti degli anni '70 raccontate dai figli che, ricostruendo drammatiche vicende famigliari, parlano di terrorismo, giustizia, violenza, memoria, affetti e fiducia nella vita.

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Benedetta (Tobagi) aveva tre anni quando fu ucciso suo padre, Mario (Calabresi) solo due, Umberto (Ambrosoli) sette, Andrea (Casalegno) trentatré, Alberto (Torregiani) quindici. Li accomuna, oggi, il desiderio di riallacciare un dialogo con genitori che non hanno quasi conosciuto, o con cui il rapporto è stato interrotto prematuramente, ricostruendo le loro figure e il clima degli anni in cui sono maturati gli omicidi.

Esaurita la serie di libri sugli anni di piombo scritti dai protagonisti di quel periodo cupo, ha preso la parola una nuova generazione, cresciuta con il marchio greve di essere figli delle vittime (o in alcuni casi degli attori) di una delle ere più labirintiche della recente storia italiana.

"Abbiamo bisogno di padri più che di eroi", ha detto Benedetta Tobagi per spiegare la necessità di capire chi sia stato veramente suo padre e di liberarlo "dall'elmo d'eroe imposto dalla retorica postuma", ricostruendo il contesto in cui è vissuto.

Questo desiderio unisce tutti questi figli-scrittori (figli di giornalisti, politici, commissari, prefetti, procuratori, sindacalisti, orefici, editori entrati in clandestinità, ideologi della violenza), che vogliono affrancarsi dalla retorica che ha idealizzato la figura dei padri o, in alcuni casi, dalle campagne infamanti di cui sono stati vittime.

Sono testimonianze particolari scritte con l'affetto di figli e allo stesso tempo con l'obiettività di chi ha dovuto interrogare memorie, testimonianze, foto, documenti e atti di processi per ricostruire la vita di padri, con cui hanno potuto condividere un pezzetto troppo breve di vita.

Attraverso i loro occhi riviviamo un’epoca difficile e complessa, fino a poco tempo fa frequentemente rimossa dalla memoria collettiva, nella quale prevaleva, come afferma oggi Andrea Casalegno in un'intervista recente, la logica cieca del fanatismo.

Questo intreccio di storia, memoria e affetti che ha spinto gli autori alla scrittura è lo stesso che rende la lettura interessante ed emotivamente coinvolgente: biografie contemporanee su protagonisti della politica e della cronaca italiana degli anni del terrorismo, delineati dall'umanissimo punto di vista di figli, che tramite la scrittura hanno riallacciato un rapporto d'affetto e di valori.

Qualunque cosa succeda Umberto Ambrosoli, Qualunque cosa succeda, 2009, Sironi

Umberto Ambrosoli racconta a trent'anni di distanza la storia di suo padre, Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Sindona, assassinato l'11 luglio 1979. Il figlio, allora bambino, ricostruisce oggi, attraverso le agende, le carte processuali, altri documenti e i ricordi di familiari e di collaboratori, la situazione d’isolamento in cui si trovò il padre nell'indagare un sistema corrotto e il rischio di cui era ben consapevole e che affrontò a testa alta.
Spingendo la notte più in là Mario Calabresi, Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo, 2009, Mondadori

Ha un solo ricordo Mario Calabresi di suo padre, la sensazione fortissima di calma e di calore provata l'ultima domenica passata insieme: tre giorni dopo, il 17 maggio 1972, il commissario Calabresi viene ucciso da due colpi di pistola. La moglie, incinta, giovane quanto coraggiosa, si trova a crescere tre figli piccolissimi. Mario Calabresi racconta la storia di una famiglia, profondamente colpita dal terrorismo e dal clima di linciaggio scandito dagli slogan "Calabresi assassino", che ha trovato la forza di scommettere nell'amore per la vita senza farsi condizionare dall'odio.
L'attentato Andrea Casalegno, L'attentato, 2008, Chiarelettere

Il 16 novembre del 1977, Carlo Casalegno, vicedirettore della Stampa, è ferito mortalmente dalle Br. Partendo da quell'episodio drammatico, Andrea Casalegno, il figlio allora trentatreenne ed ex militante di Lotta Continua, ricostruisce l'attentato e la figura del padre, ucciso perché libero e integerrimo, e racconta la sua vita, dall'adolescenza all'impegno in politica al lavoro nell'editoria, intrecciando pagine di storia politica e sociale con esperienze e ricordi personali.
Delitto imperfetto Nando Dalla Chiesa, Delitto imperfetto. Il generale, la mafia, la società italiana, 2007, Melampo

Scritto dal figlio per analizzare e denunciare l'isolamento e l'assassinio del padre, il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, questo libro è stato poi ripubblicato con una nuova introduzione, una meditazione dell'autore sulla recente storia, per scoprire se e quanto l'Italia di allora sia cambiata, al di là della retorica commemorativa.
Guido Rossa, mio padre Giovanni Fasanella e Sabina Rossa, Guido Rossa, mio padre, 2006, BUR

All'alba del 24 gennaio del 1979 le Brigate rosse uccisero Guido Rossa, sindacalista responsabile di avere spezzato il clima di omertà che proteggeva i terroristi nelle fabbriche. Trent'anni dopo Sabina Rossa, la figlia, insieme con Giovanni Fasanella, cerca di ricostruire cosa sia veramente successo e di descrivere la figura del padre, l'esperienza umana e i misteri, le reticenze e i possibili complotti.
Senior Service Carlo Feltrinelli, Senior Service, 2007, Feltrinelli

Carlo Feltrinelli narra la vita di suo padre, Giangiacomo Feltrinelli, editore e fondatore della omonima casa editrice, impegnato nell'estrema sinistra, entrato in clandestinità e morto tragicamente, in circostanze mai del tutto chiarite, quando l'autore aveva dieci anni. La storia di una passione rivoluzionaria, le scelte politiche ed editoriali tratteggiate con distacco, e partecipazione, dal figlio.
Nuvole rosse sulla trincea invisibile M. Fida Moro, Nuvole rosse sulla trincea invisibile, 2009, Reality Book

Un bilancio dei trent'anni trascorsi dalla morte di Aldo Moro, elaborato dalla figlia maggiore Maria Fida Moro, insieme al nipote Luca Moro (al quale il nonno si era rivolto più volte nelle lettere scritte mentre era prigioniero delle Brigate Rosse), che ha curato l’introduzione del volume. Ricordi e testimonianze per tramandare la storia della vita, e non solo quella della morte, dello statista e per rievocare la sua umanità.
Con un piede impigliato nella storia Anna Negri, Con un piede impigliato nella storia, 2009, Feltrinelli

Dall'altro lato della barricata si è trovata Anna Negri, rimasta "con un piede impigliato nella storia" dopo la condanna e la fuga del padre Toni Negri, processato come responsabile morale degli atti di violenza del terrorismo. In questo libro autobiografico, l'autrice narra il periodo della sua vita, dai 6 ai 18 anni, strettamente associato alle vicissitudini politiche e giudiziarie del movimento extraparlamentare, alla figura di un padre complesso e assente, di una madre che combatte per difendere il suo uomo e di una generazione che, credendo totalmente nei propri ideali, ha caricato sui figli un pesante fardello.
Una storia quasi soltanto mia Licia Pinelli; Piero Scaramucci, Una storia quasi soltanto mia, 2009, Feltrinelli

La storia in questo caso non è raccontata da una delle figlie, ma dalla moglie Licia Pinelli, che a un corso di esperanto conobbe Pino, il ferroviere anarchico, suo futuro marito. Dal matrimonio all'esperienza politica fino alla drammatica morte in questura, Licia racconta la sua verità di quegli anni.
Come mi batte forte il tuo cuore Benedetta Tobagi, Come mi batte forte il tuo cuore. Storia di mio padre, 2009, Einaudi

Con un verso della poetessa polacca Wislawa Szymborska, Benedetta Tobagi ha intitolato il libro che ha scritto per ricomporre la figura pubblica e privata di suo padre, il giornalista Walter Tobagi, assassinato il 28 maggio 1980 dalla Brigata XXVIII Marzo. Benedetta, che allora aveva tre anni, vuole scoprire e capire questo padre molto amato e ricostruire il periodo in cui è vissuto. Allergica alla retorica, intreccia lucide analisi storiche alla forza del suo affetto.
Ero in guerra ma non lo sapevo Alberto Torregiani; Stefano Rabozzi, Ero in guerra ma non lo sapevo, 2006, A.CAR. prefazione di Toni Capuozzo

Dai Proletari armati per il comunismo fu ucciso nel 1979 l'orafo Pierluigi Torregiani; nella sparatoria fu gravemente ferito anche il figlio adottivo quindicenne, Alberto, rimasto da allora paraplegico. In questo libro, l'uomo parla della sua "seconda vita", delle cure, delle speranze e delle disillusioni, della solidarietà, ma anche del plumbeo clima ideologico di quegli anni, che lo spinse a celare la sua identità e la causa dell'invalidità.


Per saperne di più

Sergio Bocconi, Mio padre Ambrosoli sarebbe ancora solo [Corriere della Sera]

Mario Calabresi, Il giorno che uccisero Calabresi, mio padre. Quell'agguato alla Cinquecento blu [La Repubblica]

Admin, Casalegno: "Ogni perdita oscura una parte dell'orizzonte" [Car & City]

Anna Negri, Con un piede impigliato nella storia [Feltrinelli Editore]

Mirko Nuzzolo, Era mio padre. Sette scrittori raccontano la loro esperienza di figli [Chiare Lettere]

Giovanna Pezzuoli, In nome del padre [Corriere della Sera]

Benedetta Tobagi, Raccontiamo i nostri padri per fare i conti con la storia [La Repubblica]

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