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pluralità di voci dal sudafrica

Una terra di scrittori

Con due Nobel e numerosi autori di bestseller, l’estremo lembo d’Africa dalla cultura multietnica offre un panorama letterario ricco e articolato, un vivace connubio di temi espressi in 11 lingue diverse, con molte opere disponibili nella traduzione italiana.

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Proprio grazie alla sua storia tormentata e complessa, la “nazione arcobaleno” è un Paese ricco di voci, espresse in undici lingue ufficiali che corrispondono ai diversi gruppi etnici (9 africane, oltre all’inglese e all’afrikaans dei boeri), che manifestano e mischiano una molteplicità di tradizioni e patrimoni culturali. È forse per questo che le opere di autori sudafricani, tradotte abbastanza regolarmente in italiano, sono ben presenti nelle nostre collane e rappresentano una delle voci più conosciute provenienti da questo continente.

Storia di una fattoria africana di Olive Schreiner (2002, Giunti), pubblicato nel 1883, è il primo romanzo scritto in Africa, da una donna bianca figlia di missionari olandesi; all’epoca fece scalpore e ottenne grande popolarità grazie alle premature idee progressiste, femministe e antirazziste. È anche la prima opera che parla dei grandi spazi e della vita rurale, un tema che riemergerà frequentemente.

La donna dei tesori. Racconti da un villaggio del Botswana L’altra grande voce storica della letteratura sudafricana è quella della scrittrice meticcia Bessie Head, nata nel 1937 nel manicomio nel quale la madre, bianca, era stata rinchiusa, colpevole di aspettare una figlia da un uomo nero. Head, morta esule in Botswana, ha raccontato nei suoi libri la fatica e l’ingiustizia subita dalle donne africane nel Paese dell’apartheid (Una questione di potere, 1994, e La donna dei tesori, 2003, Edizioni Lavoro).

Tra i romanzi di antica data tuttora interessanti, sono state tradotte due saghe familiari, ambientate nelle piantagioni del Sudafrica alla fine del XIX secolo, scritte da Daphne Rooke (Germogli, 2009, e Io e Mittee, 2007, Elliot). Un vivace affresco storico del difficile incontro tra diverse razze e culture.


GORDIMER, COETZEE E BRINK, LUCIDI TESTIMONI DELL’APARTHEID

In un regime che ha conosciuto quarantasei anni di apartheid, dal 1948 al 1994, la politica è sempre stata presente nella letteratura. I due scrittori più noti in campo internazionale, entrambi premi Nobel, Nadine Gordimer e J.M. Coetzee, hanno testimoniato nelle loro opere i drammatici meccanismi della discriminazione razziale, la serpeggiante atmosfera di violenza, il senso di impunità e il claustrofobico isolamento di quegli anni.

L’ultima opera di Nadine Gordimer, autrice di una ventina di romanzi, racconti e saggi, scrittrice aperta e impegnata che si è sempre battuta contro il segregazionismo (un esempio tra i tanti è L’aggancio, 2003, Feltrinelli) e i cui libri sono stati censurati per anni nel suo Paese, riflette invece il paradosso attuale. La raccolta, dal titolo indicativo Beethoven era per un sedicesimo nero (2010, Feltrinelli) riunisce tredici racconti ironici e sentimentali, che descrivono la nuova realtà del Sudafrica, dove, oggi, è snob possedere una goccia di sangue nero.

Anche l’altro premio Nobel, J. M. Coetzee, che fin dalle prime opere ha rappresentato l’arroganza del potere politico, la violenza delle armi e il pregiudizio razziale (fra i tanti, Nel cuore del paese, 2004, Einaudi), inserisce oggi temi come il dibattito sui diritti degli animali (La vita degli animali, 2003, Adelphi) o scrive un’autobiografia fittizia (Tempo d’estate. Scene di vita di provincia, 2010, Einaudi, è l’epilogo che mette in scena la morte immaginaria dello scrittore).

Tempo d'estate. Scene di vita di provincia Il terzo scrittore sudafricano molto noto in Italia è André Brink, anche lui storicamente impegnato contro l’apartheid, come ne La polvere dei sogni (2002, Feltrinelli), il racconto di una nonna, in punto di morte dopo un attentato, che trasmette al nipote le storie di famiglia e del suo Paese, alla vigilia delle elezioni che vedranno Mandela vincitore. Nel suo ultimo libro, l’autobiografia non ancora tradotta in italiano (A Fork in the Road, 2009, Harvill Secker), Brink descrive il passaggio dall’infanzia afrikaaner, di famiglia cattolica, a letterato impegnato nelle lotte politiche e civili.


TESSUTA NEI ROMANZI LA NUOVA IDENTITÀ SUDAFRICANA

Molte opere degli ultimi venti anni attingono alle testimonianze raccolte dalla Commissione per la Verità e la Riconciliazione, il tribunale che per tre anni, dal 1995 al 1998, ha portato alla luce i crimini commessi durante l’apartheid, ponendo i persecutori di fronte alle vittime, esigendo dai primi la verità e chiedendo ai secondi l’autorizzazione al perdono. Queste 22.000 drammatiche storie vere, che diffuse dai media fanno ora parte dell’identità della nazione sudafricana, sono raccontate da Antjie Krog, poetessa e giornalista che per due anni ha seguito per la radio i lavori del tribunale, in Terra del mio sangue (2006, Nutrimenti; ne è stato tratto il commovente film In My Country).

Anche l’universo della protagonista del romanzo In piena luce di Zoë Wicomb (2009, La Tartaruga), una giovane sudafricana che si crede bianca ma non lo è, viene sconvolto dalla lettura casuale di una testimonianza del tribunale speciale.

La doppia verità, quella della vittima e quella dell’oppressore, è al centro di Polvere rossa di Gillian Slovo (2003, Dalai editore).

Lo stupro, violenza privata simbolo della violenza che il più forte può impunemente imporre al più debole, appare in Frutto amaro di Achmat Dangor (2005, Frassinelli), un romanzo ambinetato nel 1998, quando l’apartheid è ormai abolito, ma ancora si soffre per le cicatrici che ha lasciato. Sullo sfondo, Johannesburg in trasformazione: si inneggia a Mandela, ma si avverte il rimpianto dei vecchi quartieri dove sembrava che la vita fosse meno pericolosa. Come dichiara un protagonista "Ecco qual è il problema di questo paese: vogliamo perdonare ma non vogliamo dimenticare".


MANDELA, L’UOMO CHE HA CAMBIATO LA STORIA

Il primo presidente nero del Sudafrica dopo la fine dell’apartheid ha raccontato la sua storia di ragazzo africano cresciuto felice nel Transkei rurale, un provinciale diventato avvocato a Johannesburg e militante attivo nell'Anc, che, dopo ventisette anni di carcere, è diventato una figura politica di statura internazionale e ha ottenuto il Premio Nobel per la pace (Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà. Autobiografia, 1997, Feltrinelli). Un’autobiografia sobria e profonda, curiosamente non molto letta nel suo Paese, che intreccia il calore della storia personale all’intensità di quella politica e illumina sul rapporto tra identità tribale e nazionale.

La figura di Mandela ha suscitato il rispetto di una guardia carceraria, un sudafricano bianco convinto sostenitore dell’inferiorità della razza nera, fino a quando l’incontro con il suo indomito prigioniero non l’ha portato a rivedere le sue convinzioni (James Gregory; Bob Graham, Il colore della libertà. Nelson Mandela: da nemico a fratello, 2007, Sperling & Kupfer).

Camera 207 Anche il giovane zulù protagonista di Il complesso di Mandela (2008, Giunti), ambientato negli anni '50, ha una sconfinata ammirazione nei confronti di Nelson Mandela e la utilizza per vantarsi con le sue conquiste amorose, ma quando il suo eroe viene arrestato perde la sua sicurezza e la virilità. Il romanzo provocatorio di Lewis Nkosi narra la nascita di una nuova nazione attraverso le gesta di un dissacrante antieroe.

Il libro per ragazzi Bafana bafana. Una storia di calcio, di magia e di Mandela (di Troy Blacklaws, 2010, Donzelli) rievoca la figura mitica di Mandela nel raccontare l’odissea magica di un bambino, che sogna di arrivare nello stadio di Città del Capo per la partita della nazionale.


SI PUÒ MORIRE IN TANTI MODI! UMORISMO GRAFFIANTE PER RACCONTARE LA COMPLESSITÀ

La protagonista di La Madonna di Excelsior (2006, Edizioni E/O), romanzo di Mda Zakes, vivace esponente della cultura sudafricana, ha violato l’Immorality Act che vieta rapporti tra bianchi e neri; le sue vicende permettono di mettere a nudo le relazioni interrazziali sotto il regime dell'apartheid.

Sempre mescolando realtà tragiche con toni umoristici e fantastici, Toloki, il grottesco personaggio in abito nero e cilindro di Si può morire in tanti modi! (Mda Zakes, 2008, E/O, romanzo pluripremiato e trasformato in un’opera teatrale), erra di cimitero in cimitero a piangere le migliaia di morti ignoti, testimoniando la complessità del Paese oggi, tra risate e lacrime, bene e male, tra realismo magico e macabro umorismo.

Nicholas Mhlongo, classe 1973, è uno degli scrittori della letteratura sudafricana contemporanea che racconta come la generazione nera affronti il passaggio all’uguaglianza democratica tra bianchi e neri contemporaneamente alle stesse difficoltà di molti giovani del XXI secolo (povertà, disoccupazione, xenofobia, discriminazione). In Cane mangia cane (2008, Morellini) Mhlongo descrive in modo ironico i contrasti razziali, l’orgoglio nero, la passione musicale travolgente, le baldorie e gli stratagemmi dei ragazzi che cercano di affrancarsi dai quartieri poveri.

Spedizione al baobab Un altro giovane scrittore, Kgebetli Moele, nato nel 1978, in Camera 207 (2009, Epochè) narra dieci anni di vita di un gruppo di ragazzi disincantati, maestri dell’arte di arrangiarsi, in una casa fatiscente nella periferia di Johannesburg.


VOCI FORTI DI DONNE

Sindiwe Magona, nata nel Transkei e cresciuta nei sobborghi di Città del Capo, nelle sue opere, che affondano le radici nella tradizione orale xhosa, ricorda la difficile giovinezza, l’emancipazione tramite lo studio e le sue lotte di donna nera sudafricana. Partendo da un episodio realmente avvenuto, ha pubblicato un libro in cui la madre di un ragazzo nero, che ha assassinato una ragazza bianca, scrive alla mamma della vittima per spiegarle la realtà in cui il figlio era cresciuto (Da madre a madre, 2005, Gorée).

Wilma Stockenström, poetessa e scrittrice di teatro, in Spedizione al baobab (2004, Ilisso) incentra il racconto su un’ex schiava che, alla fine della sua esistenza, si ritira nel tronco cavo di un gigantesco baobab. All'interno di quel rifugio accogliente, la donna intreccia i suoi ricordi personali (l’infanzia, i padroni, le violenze subite, le maternità, gli amori) con la magia della natura in un mondo in trasformazione.

C’è chi, come Ingrid De Kok, esprime in poesia i suoi sentimenti, dall'infanzia in una famiglia anglofona, all'ombra dell'apartheid, alla presa di coscienza e all'esilio fino al ritorno in Sudafrica. Nella raccolta Mappe del corpo (2008, Donzelli) la poesia serve a ricordare la violenza e la speranza e a ricostruire l'identità collettiva.


PER SAPERNE DI PIÙ

Articoli online

Gli scrittori di nazionalità sudafricana [Wikipedia]

Laura Balbo, Nadine Gordimer [Enciclopedia delle donne]

Laura Dabbene, Il profilo di André Brink [Wakeupnews]

Adriano Ferrarato, James Gregory, scrittore della libertà sudafricana [Wakeupnews]

Maria Paola Guarducci, Sguardi dal Sudafrica [Atlante letterario]

Paolo Mastrolilli, Richard Mason, Sudafrica, cose tremende da gente rispettabile [lastampa.it]

Maria Ludovica Piombino, Sudafrica - Letteratura ed identità [Società missioni africane]

Gian Paolo Serino, Coetzee seppellisce se stesso e la (falsa) letteratura [il Giornale]

Giovanna Zucconi, Mandela non fa bestseller [lastampa.it]

In inglese

Literature of South Africa [Wikipedia]

Great Writers of South Africa [lUSSAS]

Talking authors: Margie Orford [Mail & Guardian]

Talking authors: Kgebetli Moele [Mail & Guardian]

Talking authors: Nthikeng Mohlele [Mail & Guardian]

Talking authors: Zukiswa Wanner [Mail & Guardian]


CURIOSITÀ: 11 NOMI PER UNA REPUBBLICA

Paese di 48 milioni di abitanti con tre capitali (Città del Capo, capitale legislativa, Pretoria, amministrativa, e Bloemfontein, giudiziaria) il Sudafrica ha ben 11 nomi, uno per ognuna delle lingue ufficiali:

  1. Republic of South Africa (inglese)
  2. Republiek van Suid-Afrika (afrikaans)
  3. IRiphabliki yeSewula Afrika (isiNdebele)
  4. IRiphabliki yaseMzantsi Afrika (isiXhosa)
  5. IRiphabliki yaseNingizimu Afrika (isiZulu)
  6. Rephaboliki ya Afrika-Borwa (sepedi)
  7. Rephaboliki ya Afrika Borwa (sesotho)
  8. Rephaboliki ya Aforika Borwa (setswana)
  9. IRiphabhulikhi yeNingizimu Afrika (siSwati)
  10. Riphabuḽiki ya Afurika Tshipembe (tshivenda)
  11. Riphabliki ra Afrika Dzonga (xitsonga)
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