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editori per passione

Intervista a Paolo e Roberto Zecchini

Il mondo dell’editoria specializzata è un puzzle che abbraccia molte branche della cultura e molti segmenti di pubblico. Una di queste branche è la musica cosiddetta colta: area in cui l’Editore Zecchini ha saputo nel giro di pochi anni diventare un punto di riferimento. Ne abbiamo parlato con Paolo e Roberto Zecchini.

di Rosalba Rattalino

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Fondata nel 1997 dai fratelli Paolo e Roberto, specializzata in pubblicazioni sulla “Grande Musica”, in soli quindici anni la casa editrice Zecchini si è conquistata un ruolo di primo piano nel mondo dell’editoria musicale di qualità. Su un duplice fronte: pubblica la prestigiosa rivista Musica (acquisita nel ’99), ha al suo attivo un importante e articolato catalogo di libri che si arricchisce di anno in anno.

Paolo e Roberto Zecchini Nel sito web di Zecchini Editore si legge: “le nostre pubblicazioni nascono soprattutto dalla vera passione”. E in effetti molte scelte editoriali di Zecchini ne sono una testimonianza eclatante.

L’esempio più recente (2011) è quella che Corrado Augias sul Venerdì di Repubblica ha definito “un’opera gigantesca”: la pubblicazione per la prima volta in Italia di Tutte le lettere di Mozart. L’epistolario completo della famiglia Mozart 1755-1791. Analogo discorso vale per l’imminente uscita di una monumentale Guida alla musica pianistica.

Più in generale parliamo di una casa editrice nata alla fine degli anni Novanta, in un momento in cui né la propensione degli italiani a leggere né tanto meno l’interesse verso la musica classica davano segnali confortanti. Ci voleva appunto il coraggio della passione.


Iniziamo con una brevissima presentazione della casa editrice Zecchini: poche parole, solo quello che ritenete più importante dire.

Saremo brevissimi! Zecchini nasce attraverso decenni di esperienza grafica di nostro padre (appassionato clarinettista). È arrivato un momento in cui curare altri editori a livello grafico e redazionale non ci lasciava del tutto soddisfatti, volevamo fare un passo in più e abbiamo deciso di diventare noi stessi editori, unendo l’arte tipografica ereditata dalla famiglia all’arte musicale che proveniva dai nostri studi al Liceo Musicale.

Con un’idea ben precisa: eccellere. Be’… eccellere nei limiti del possibile, naturalmente. Quando abbiamo iniziato esistevano già case editrici specializzate nelle musica e non erano certo le ultime arrivate.

Abbiamo utilizzato il know how di Musica - la rivista fondata da Umberto Masini, che abbiamo acquisito nel ’99 – per farci conoscere.

Ci premeva inserirci in una fascia di pubblico che comprendesse i musicologi ma non si limitasse a loro, volevamo rivolgerci anche a persone appassionate di musica ma non necessariamente esperte. Ci siamo riusciti.

Per molti settori dell’editoria, e certamente la musica è uno di questi, si utilizza spesso il termine “nicchia”. Voi vi riconoscete in questa definizione?

Nicchia è una parola che si riferisce a un mondo enorme. Bisogna intendersi sui termini e le faccio un esempio, il primo che mi viene in mente: i collezionisti di tappi di bottiglia sono una nicchia, ma nel mondo sono centinaia di migliaia.

Noi non ci rivolgiamo a una nicchia. Noi cerchiamo – a parte i volumi musicologici che servono anche per lasciare un segno importante a livello scientifico – di fare pubblicazioni che si rivolgono ai non addetti ai lavori. Ad esempio la Guida alla musica pianistica che uscirà fra poco è un’opera di grande respiro. Sono libri nei quali anche le new entry in campo musicale trovano qualcosa che le avvicina a questo mondo, vedi ad esempio anche la Guida al teatro d’Opera.

Guida alla musica pianistica Quando uno vuole approfondire una passione, da qualsiasi livello parta, deve in certo senso soffrire: leggere, approfondire, documentarsi. È una sofferenza appagante. Ascoltare la musica è come andare in una galleria d’arte: c’è chi dice ‘non capisco’ e tutto finisce lì, ma molti dicono ‘bello’ e rischiano di fermarsi lì. Invece il ‘mi piace’ dovrebbe essere un punto di partenza: documentarsi, capire.

Gli argomenti artistici si sono così polverizzati che sono diventati appunto nicchie. Noi come Zecchini Editore facciamo parte del sapere generale. Negli ultimi 20 anni, che sono anni di crisi dei dischi, sono stati pubblicati più titoli discografici che in tutto il cinquantennio. Con la rivista Musica abbiamo un osservatorio: riceviamo tantissime novità, possiamo dire che oggi si pubblica tantissimo come materiale discografico.

E comunque – tornando al termine nicchia – è molto più appagante per un editore pubblicare libri apprezzati da un pubblico che ha certe esigenze, che rivolgersi genericamente a tanti. Noi riceviamo ogni giorno notazioni dai nostri lettori, perché c’è un filo rosso fra noi e loro. Siamo certi che appena uscirà la Guida alla musica pianistica - e parliamo di trecento anni di storia, di migliaia di composizioni – riceveremo email dei lettori che ci ringraziano. Incluse persone che iniziano a suonare il pianoforte.

Il primo libro da noi pubblicato era un libro che trattava del corno (inteso ovviamente come strumento musicale). La maggior parte dei musicisti non legge a sufficienza o addirittura non legge affatto. E non tanto o non solo per colpa loro, ma perché ai musicisti hanno sempre affibbiato dispense, fotocopie, supporti non all’altezza della dignità dell’arte musicale. Allora abbiamo creato una collana dedicata agli strumenti, scritta da musicisti: e sono risultati infatti libri vendutissimi. Il libro sul clarinetto, che era il secondo della collana, ha venduto più di tremila copie. Ed è un libro di lusso, per quanto si sia cercato di fare un prezzo adatto a musicisti reticenti all’acquisto.

Tutte le lettere di Mozart Mi sembra che viviate il vostro lavoro editoriale come una ‘missione’: culturale, educativa. È così?

Si. È quasi una missione. E lo è anche nella ricerca di un prezzo accessibile a tutti. Le lettere di Mozart sono 2200 pagine - costo 89 euro: non è molto. Il nostro motto è far leggere tutti, il più possibile, con il minor costo possibile.

Dopo nicchia, un altro termine discutibile: “piccoli editori”. Voi vi riconoscete nella categoria piccoli editori?

Certo! E ne siamo orgogliosi. I tre volumi delle lettere di Mozart avrebbero potuto essere pubblicate da un grande editore. È la prima volta in lingua italiana. Ci siamo fatti avanti noi e le abbiamo realizzate. È stata durissima per vari motivi, logistici, redazionali e altro. Siamo onorati di averlo fatto ed è un’opera che è andata al di là delle aspettative. Dopo neanche due mesi e mezzo c’è stata la ristampa, e adesso stiamo per fare la terza stampa.

Questo è un esempio di pubblicazione da grandi editori: siamo un piccolo editore che ha pensato in grande, il piccolo editore deve pensare in grande.

Come vi sentite nel mondo dei piccoli editori? È un mondo solidale o è un mondo in cui ognuno va per la sua strada?

Abbiamo un collaboratore che è Gaetano Giuffrè, il quale ci ha sempre stimati perché ci considera un editore di prestigio. E ci ha dato l’input a livello di etica. Apprezziamo i colleghi che sono ricchi di etica, amiamo la concorrenza intelligente e leale – quando pensi ‘quel titolo avrei voluto pubblicarlo io’. Non tutti sono editori etici, ma alcuni o molti lo sono, anche nel nostro settore. E nel nostro settore abbiamo una certa ammirazione per gli editori che stampano musica (spartiti).

Si parla tanto di crisi economica. Vi ha toccati?

Non sentiamo la crisi perché diversifichiamo continuamente. Il problema economico per gli editori esiste sempre, tutti lo hanno. Però proprio grazie alla crisi ci si ingegna per trovare strade nuove. Del resto gli anni della prima guerra mondiale sono stati il periodo in cui si sono venduti più dischi. Perché la gente, parliamo ovviamente non di tutti ma di gente con sensibilità culturale, nei momenti di crisi vuole pensare ad altro: o meglio, cerca di trovare un proprio equilibrio interiore. La crisi attuale è una crisi di coscienze, e la coscienza ha bisogno di essere alimentata con la cultura.

Guida al teatro d'opera Com’è il vostro rapporto con la distribuzione?

La distribuzione la facciamo direttamente noi: noi serviamo direttamente Feltrinelli, Fnac, RicordiMegastores ecc. Perché nel rapporto diretto si riesce a spiegare meglio che cosa è il prodotto di musica, spesso gli agenti non specializzati non sanno farlo.

Poi di noi, dei nostri libri, parlano giornali come Repubblica, il Corriere, il Sole-24 Ore e riviste specializzate. Però chiaramente la presentazione diretta ai direttori delle librerie ci aiuta. E i direttori delle grandi librerie sono persone molto intelligenti, a volte sono anche persone che ne capiscono di musica per cui si crea un feeling. Comunque abbiamo dovuto e voluto costruire una nostra catena distributiva.

Si è parlato tempo fa di una libreria di prossima apertura a Milano dedicata solo ai piccoli editori. Cosa ne pensate?

Mi sembra di parlare di femminismo, non mi fraintenda. Voglio dire che mi sembra si voglia creare inutilmente una setta. Unire tanti piccoli editori per aumentare le vendite è un’operazione ingenua. E poi gli editori sono diversi fra loro per materia che trattano, ma anche per filosofia e politica editoriale.

Il senso deve essere sempre verso il pubblico. E il discorso è che il piccolo editore deve cercare il grande libro.

La libreria dedicata ai piccoli editori è ghettizzante?

In un certo senso sì. E comunque risponde a un pensiero a nostro parere ingenuo.

Voi offrite anche un servizio di vendita online attraverso il vostro sito?

Si lo facciamo, ma senza praticare sconti: per rispetto nei confronti delle librerie. Offrire la possibilità di acquistare online sul nostro sito è un servizio che deve esistere ma non è primario, lo consideriamo un valore aggiunto. Chi acquista online riceve anche la nostra newsletter che informa i lettori sulle novità.

Al di là dell’acquisto o meno, dal sito si possono scaricare in pdf gli indici completi di tutti i volumi, e ovviamente la sinossi del libro.

Domanda di rito: cosa ne pensate dell’ebook? Lo considerate interessante in prospettiva?

Anche nel caso dell’ebook si tratta di un valore aggiunto. Ne teniamo conto, però chiaramente la carta per noi rimane centrale. E poi bisogna dire che l’ebook in Italia non ha per ora preso molto piede, anni fa pareva che dovesse soppiantare il libro cartaceo invece non è andata così.

Aaron Copland Alcuni sostengono che l’ebook per dispiegare le sue potenzialità dovrebbe essere concepito ad hoc per lo strumento digitale. Nel caso della musica mi viene da pensare a libri multimediali…

Lei intende dire ad esempio che nel testo è citata una sinfonia e come lettore posso clickare e ascoltare un brano? Sì il discorso del libro multimediale l’abbiamo in cantiere, ma se ne parlerà quando avremo concluso la pubblicazione delle Guide. Adesso stiamo approntando la Guida alla musica da camera che uscirà a breve (un’opera “mostruosa”! ci sta impegnando molto).

Comunque noi vogliamo creare un’enciclopedia della musica in formato multimediale. Che poi il multimediale sia la cosa che soppianterà il libro cartaceo… non ci crediamo proprio.

Citavate prima recensioni su grandi testate come Repubblica, il Corriere, il Sole. Far parlare di sé non è da tutti…

Se ci hanno dedicato spazio è perché hanno riconosciuto nei nostri volumi un ampio respiro.

Oggi circola l’idea che non sia possibile vendere senza il sostegno del marketing, della pubblicità ad alto costo, del sostegno televisivo.

Spesso gli autori ti mandano un manoscritto dicendo che se l’editore ha fiducia in loro, quel libro venderà. Noi dalla nostra lettura capiamo per istinto se quel libro, quel manoscritto, ha potenzialità. Il discorso del marketing e della pubblicità non è un elemento fondamentale nel rapporto di fiducia fra autore e editore. Poi c’è da dire che gli autori che si avvicinano a noi di solito ci conoscono, per cui non hanno bisogno di chiedere riscontro pubblicitario o televisivo.

Detto questo, è pur vero che la vigilia di Natale siamo andati - noi due insieme al pianista Roberto Plano – a un programma molto popolare di Mediaset. Come editori ci eravamo preparati una presentazione delle nostre ‘guide’… ci hanno dato pochissimo tempo a disposizione. È stata un’esperienza! Per carità, la ripeteremmo: siamo entrati nelle case degli italiani con la musica e forse una minima porzione di loro ha provato interesse. Però certo… pochi secondi.


Come ben sappiamo è molto difficile che certi libri ed editori trovino adeguata ospitalità nei programmi televisivi che notoriamente incidono molto sulle vendite. Ma Paolo e Roberto Zecchini non sembrano scoraggiati e commentano: “Noi andiamo avanti per la nostra strada”.
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