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self publishing

Intervista a Lorenzo Fabbri

Scrivete la parola “self publishing” su Google e scoprirete una lista sterminata di link a siti, discussioni, forum, blog… chi ne fa una bandiera, chi lo attacca, una cosa è certa: il tema è caldo. Se poi a gestire una realtà di self publishing è un gruppo editoriale, l’argomento si fa a maggior ragione interessante: Lorenzo Fabbri è creatore e responsabile di ilmiolibro.it - sito di self publishing che appartiene alla galassia del Gruppo Editoriale l’Espresso.

di Rosalba Rattalino


Prima di entrare nel vivo della nostra chiacchierata, vogliamo dare ai lettori qualche informazione per inquadrare meglio ilmiolibro.it?

Lorenzo Fabbri Sì, il sito ilmiolibro.it è nato nel 2008 con una missione: dare a tutti la possibilità di creare il proprio libro in modo semplice e stamparlo (anche in una sola copia) con una qualità tipografica elevata e ad un costo molto basso. E poi di metterlo in vendita e guadagnare per ogni copia venduta. Questa cosa, fino a pochi anni, fa, era impossibile.

Poi abbiamo sviluppato nuovi servizi, dalla possibilità di distribuire on demand attraverso il sito e le librerie laFeltrinelli a quella di promuovere il proprio libro grazie a Repubblica.it.

Soprattutto, abbiamo puntato sull'idea di fare un social network, dove autori e lettori possano incontrarsi.

A tre anni dalla nascita, il sito è cresciuto davvero tanto e testimonia una grande vivacità: 120.000 utenti registrati, migliaia di autori, 500 novità pubblicate al mese e oltre 200.000 utenti che visitano il nostro sito ogni mese.


Perché un sito di self publishing? Qual è la visione?

Il self publishing fa sì che nell’idea di pubblicare un libro non ci sia più esclusivamente il fatto industriale, fa sì che il libro diventi uno strumento per comunicare e che pubblicarlo sia semplice e accessibile a tutti. In questo senso, l’ambizione di ilmiolibro.it è mettere a disposizione degli autori un ambiente e degli strumenti per incontrare i lettori.


Be’… tutti gli italiani hanno il loro romanzo nel cassetto. È questo che intendi?

No, o meglio non solo questo. Innanzi tutto il self publishing è una realtà variegata e non abbraccia solo la narrativa, almeno non per quanto riguarda ilmiolibro.it. Il nostro catalogo è composto per il 35% da saggistica, didattica, manualistica ecc.; per poco più del 50% da narrativa; per il restante 15% da poesia.

La disintermediazione del self publishing risponde a un ventaglio di esigenze. Certamente porta avanti l’idea che il libro, pubblicarlo e venderlo, debba essere alla portata di tutti: promuove un accesso al mercato più facile e meno costoso. Gli autori hanno poi esigenze diverse, anche in relazione al tipo di libri che hanno scritto.

Nel caso delle pubblicazioni specialistiche (saggistica o altro) un sito come ilmiolibro.it offre uno strumento semplice per stampare in piccole tirature e distribuire un libro rivolto a nicchie di qualità, a un pubblico di persone interessate all’argomento. Può essere molto più efficiente del canale classico della libreria.

Esiste poi una fascia di scrittori che amano il self publishing perché permette di raggiungere i lettori riducendo le barriere, i tempi e i costi. Lasciando loro autonomia, indipendenza e controllo totale sull'opera.

Un terzo gruppo è costituito da autori che scrivono un libro per piacere personale e hanno voglia di stamparlo per sé e regalarlo agli amici. In questo caso possiamo parlare di una forma di editoria confinata ad un ambito familiare, a reti amicali. Pensiamo per esempio agli hobby, gli interessi associati al tempo libero: fare un libro è spesso un modo per celebrare la passione per qualcosa.

Infine gli autori all'esordio, tra cui diversi talenti, che hanno soprattutto voglia di mettersi in gioco e provare a farsi scoprire. Ma su questo punto torneremo senz'altro più avanti.


Questo delinea una competizione tra self publishing e filiera editoriale? Alcuni pensano al self publishing come liberazione dal ‘sistema’.

Io non la vedo così. La crescita del self publishing è senz’altro un segnale di cambiamento nel mondo del libro e un modo per dare “una scossa” al sistema tradizionale, ma in definitiva possiamo essere complementari. Molti ad esempio utilizzano ilmiolibro.it come trampolino di lancio per trovare un editore che abbia interesse a investire risorse economiche, tempo e professionalità e che in definitiva provi a dare grande diffusione al libro.

E qui torniamo al tema degli esordienti. Non c’è dubbio che uno step evolutivo di ilmiolibro.it consiste nell’attività di scouting: la selezione dei talenti. Ed è un terreno su cui stiamo lavorando molto: abbiamo lanciato un concorso, ilmioesordio, che si avvale della collaborazione della Scuola Holden per selezionare i libri più belli. Nell'ambito della narrativa, il romanzo più bello verrà pubblicato da Feltrinelli. Nell'ambito della poesia, il libro più interesante sarà premiato al Festival Internazionale di Poesia di Genova.

E contemporaneamente abbiamo iniziato a coinvolgere i lettori nel processo di selezione. Ilmiolibro è sempre di più un social network di lettura, con i lettori nelle vesti di scopritori di talenti. E devo dire che stanno emergendo scrittori molto bravi e buoni libri.


Utilizzate anche Facebook?

Sì, soprattutto per aggiornare la community sulle nuove scoperte e sulle novità del sito. Stiamo poi sperimentando social reading: i lettori possono fare letture sociali dei nostri libri su Facebook, condividendoli e commentandoli.


Come sta in piedi economicamente un sito di questo tipo? Penso a ilmiolibro.it ma penso anche a big internazionali come lulu.com.

Lulu.com è una realtà che opera in tanti paesi, non so con precisione che giro di affari abbia ma è molto più grande di noi, che abbiamo ricavi paragonabili a quelli di un piccolo-medio editore. Ma il punto non sono i ricavi, è il modello.

I guadagni di un editore dipendono in genere dalla distribuzione di pochi titoli con vendite molto elevate. Noi invece distribuiamo migliaia di titoli diversi, spesso anche in pochissime copie.


D’accordo con te, era solo una curiosità. Torniamo invece al fenomeno del self publishing e alle sue prospettive: è un fenomeno destinato a crescere? Negli States tale John Locke ha venduto su Amazon un milione di copie di un suo romanzo autopubblicato.

Questo dimostra prima di tutto che in America sta nascendo un mercato di lettori che utilizzano i lettori digitali e acquistano e-book. E quindi comprano anche libri autopubblicati, approfittando anche di un prezzo basso che riduce le barriere e i rischi (un dollaro o forse meno nel caso che citavi).

In Italia il mercato del libro digitale è appena nato e sta prendendo forma in questi mesi. Il fenomeno del self publishing secondo me è avviato a crescere, e lo sarà a maggior ragione quando anche in Italia si svilupperà il mercato digitale. E naturalmente offriremo a breve, lo riteniamo indispensabile, la possibilità di distribuire libri anche in forma digitale.


Benissimo distribuire tramite i vari e-reader, ma l’e-book interroga sul modo di produrre il libro, non solo di distribuirlo.

Ti riferisci al fatto che il digitale può cambiare o cambierà il concetto di libro, e possa influenzare il modo di scrivere storie? È un tema affascinante, e cosa su cui stiamo riflettendo, come credo tanti editori. In definitiva, ilmiolibro.it vuole provare ad essere un luogo di sperimentazione e di comprensione dei cambiamenti che riguardano il mondo del libro.


L’intervista si conclude con un reciproco ‘abbiamo chiacchierato senza scaletta’ (in effetti, così è stato). Il self publishing di cui abbiamo parlato è nella prospettiva di un grande gruppo editoriale, che stringe rapporti con importanti interlocutori editoriali.

Chi eventualmente si aspettava dichiarazioni barricadere sarà rimasto deluso, Lorenzo Fabbri prospetta con ilmiolibro.it una forma di intermediazione più che disintermediazione.

Per chi volesse approfondire anche il versante barricadero… ‘self publishing’ su Google.
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