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biblioteche & acquisti

Intervista a Daniele Forzan

Generalmente si parla di biblioteche per il loro ruolo culturale e sociale. Ma, per il mondo editoriale, le biblioteche rappresentano anche un importante acquirente di prodotti culturali. Come e che cosa acquistano oggi le biblioteche? Lo abbiamo chiesto a Daniele Forzan, amministratore unico di Leggere.

di Rosalba Rattalino


Il mondo delle biblioteche è spesso il grande assente nel discorso mediatico sulla lettura di libri. Un’assenza che potrebbe far pensare alla biblioteca come luogo confinato ormai a un ristretto pubblico di studiosi e studenti, o comunque marginale rispetto ai trend evidenziati dalle classifiche di vendita.
Daniele Forzan
Un amico, appassionato lettore, mi diceva recentemente: “sono stato nella biblioteca rionale per cercare dei testi classici, secondo me la biblioteca serve a questo. Le novità le trovi in libreria, la biblioteca è la custode dei classici”.

Ma è davvero così? L’immagine vagamente museale della biblioteca ha fondamenti reali o è frutto di uno stereotipo? Le biblioteche sono un mondo statico o in evoluzione?

Lo abbiamo chiesto a Daniele Forzan, amministratore unico di Leggere srl - azienda specializzata nella fornitura di libri e dvd alle biblioteche.

Due parole per inquadrare il tuo lavoro e capire come funziona l’acquisto di libri da parte delle biblioteche...

Le biblioteche hanno necessità di alimentare il loro patrimonio documentale e per farlo in genere si servono ormai di aziende specializzate nella fornitura.

Per quanto riguarda le biblioteche di pubblica lettura (quelle universitarie sono un discorso a parte) in Italia esistono cinque o sei aziende realmente specializzate, una delle quali è Leggere dove io lavoro: circa il 92% del nostro fatturato è generato attualmente dalla fornitura di materiale documentale – ovvero libri e dvd - alle biblioteche.

La sede di Leggere è a Bergamo. I nostri clienti sono localizzati soprattutto in Lombardia, Veneto, Alto Adige che è una regione molto forte sull’utenza del libro a prestito, poi abbiamo clienti anche in Toscana, Piemonte, Marche, Lazio.

La scelta dei fornitori ai quali affidare l’impegno di spesa per quell’anno, avviene tramite gare di appalto pubblico oppure attraverso affidamenti diretti in particolari casi stabili per legge.

Però qui c’è una cosa importante che forse non tutti sanno: alcune biblioteche fanno acquisti per conto proprio. Altre invece si sono associate in sistemi di biblioteche che afferiscono a un’area geografica. In queste aree, spesso, funziona l’interprestito. Che cosa vuol dire interprestito? Vuol dire che tutte le biblioteche sono al corrente dei libri disponibili nella rete delle consociate, e l’utente può prendere in prestito nella propria biblioteca abituale un libro locato nella biblioteca di un altro Comune. È un servizio che funziona bene e con tempi abbastanza veloci.

Le biblioteche appartenenti a un sistema spesso fanno un acquisto coordinato di sistema, ovvero cercano di non comprare tutte gli stessi titoli (poniamo i cinquanta libri importanti) bensì di suddividerli fra consociate, in modo da spalmare la spesa sul maggior numero possibile di titoli.

C’è poi un aspetto ulteriore… il mondo delle biblioteche è un po’ complicato! Talvolta la Provincia si fa promotore dell’acquisto, svolge un ruolo di interfaccia tra fornitore e biblioteche: indice le gare e gestisce il budget del sistema. E a volte si fa carico anche del servizio di catalogazione. In altri casi questo servizio viene svolto dalla biblioteca capofila del sistema. Per fare un esempio concreto: a Bergamo noi spediamo tutti i libri al catalogo della Provincia, la quale dopo avere catalogato e accodato smista i libri alle diverse biblioteche in base agli ordini fatti da ciascuna di loro. In pratica la Provincia funziona in alcuni casi come aggregatore di servizi.

Gli investimenti pubblici destinati alla cultura sono notoriamente un tasto dolente in Italia. Le biblioteche come se la cavano?

L’ammontare dei fondi è, come prevedibile, inferiore alle esigenze. E si assiste a una progressiva erosione di disponibilità.

Aggiungo però che l’atteggiamento dei pubblici amministratori verso le biblioteche e quindi verso i fondi destinati all’acquisto di libri è molto diversificato. Circa il 70% dei fondi viene assorbito da poche regioni: Lombardia, Triveneto (incluso il Trentino Alto Adige che come accennavo prima è molto forte), Emilia Romagna, Toscana, Piemonte. A seguire: la città di Roma. E poi vengono le altre regioni: le prime due sono Liguria e Marche.

Questo perché in determinate regioni c’è maggiore propensione a utilizzare la biblioteca? O si tratta solo di questioni politiche?

Le due cose sono in parte collegate.

Esistono storicamente sensibilità diverse a livello di amministrazioni regionali nei confronti dei consumi culturali, e certamente libri e dvd afferiscono ai consumi culturali.

Però è altrettanto vero che alcune aree regionali o provinciali storicamente utilizzano di più il libro a prestito. E la diversa abitudine a frequentare la biblioteca collabora ad alimentare negli amministratori maggiore o minore sensibilità sul tema. Se non altro perché i politici si trovano a confrontarsi con quest’aspetto a livello di pubblica opinione.

Fra le regioni che hai citato è totalmente assente il Sud. Come dobbiamo interpretarlo? Al Sud è particolarmente esiguo il pubblico delle biblioteche?

Il Sud è in grande difficoltà per mancanza di biblioteche, e la mancanza di sensibilità a questo tema da parte degli amministratori pubblici ha fatto sì che non sia stato alimentato nel tempo un bacino di utenza.

È un circolo vizioso: se la biblioteca non c’è, è chiaro che l’abitudine a frequentarla non si crea.

Stante le disomogeneità geografico-culturali di cui hai parlato, prendere i libri a prestito è un comportamento in crescita, in declino, o stabile? Quali tendenze cogli dal tuo osservatorio?

La propensione a prendere il libro a prestito è rimasta per molto tempo stabile.

Da qualche anno in alcune realtà mi risulta che stiamo assistendo a un incremento di richiesta: per motivi legati alla crisi, perché utenti che si sono trovati in difficoltà economica risparmiano sull’acquisto e accentuano l’utilizzo della biblioteca. Parliamo però di aree geografiche nelle quali l’abitudine a frequentare la biblioteca è radicata.

Il fenomeno più vistoso e interessante dal mio punto di vista è l’evoluzione del rapporto fra biblioteca e utenza.

Fino a qualche anno fa le biblioteche erano forse un po’ autoreferenziali nella scelta dei titoli, erano guidate da un atteggiamento che definirei pedagogico.

Adesso gli utenti chiedono libri che una volta le biblioteche avrebbero escluso ritenendoli di modesta o bassa qualità. E che invece ora acquistano. Buona parte dei best seller tanto per intenderci.

I nostri clienti hanno comprato moltissime copie della Trilogia delle Cinquanta sfumature! Parlo di oltre settecento biblioteche. Una volta non ne avrebbero presa nemmeno una copia.

Ora l’utenza chiede alla biblioteca di essere presente anche con titoli di largo consumo, e la biblioteca si adegua. Stesso discorso vale per i dvd: le biblioteche adesso acquistano anche film di cassetta.

Inoltre le biblioteche destinano una consistente fetta del loro budget all’acquisto di libri per bambini: perché la richiesta c’è, e i genitori si fidano delle scelte.

L’ingresso rilevante di titoli di largo consumo nell’offerta della biblioteca, lo consideri un fenomeno positivo o negativo?

Molto positivo. Le biblioteche si mettono al servizio della propria utenza, abbandonando almeno in parte quell’atteggiamento pedagogico che avevano in passato. E l’attenzione alle esigenze dell’utenza facilita un ampliamento dell’utenza stessa.

La biblioteca è una realtà in evoluzione. Non è più solo un luogo conservativo e di studio. Diventa sempre più luogo di aggregazione, dove si va anche per incontrarsi, confrontarsi, fare due chiacchiere - soprattutto nelle realtà di provincia. Quindi assume una funzione sociale, di aggregazione sociale. Ma per svolgere e incrementare questo ruolo, deve tenere conto delle esigenze dei suoi utenti.

Nel caso poi dei bambini (ma in parte questo può valere anche per gli adulti) il titolo di largo consumo rappresenta una chiave di ingresso che introduce al più ampio mondo della biblioteca. Mi spiego con un esempio: le biblioteche comprano molti libri di Geronimo Stilton, perché questo i bambini chiedono. Ma comprano anche il libro cosiddetto ‘bello’, meno noto eppure di maggior valore contenutistico. Il bambino inizia a conoscere la biblioteca grazie a Stilton, partendo da lì si può cercare di estendere il suo interesse anche ad altri libri: che magari i genitori stessi non conoscono, ma i genitori (e questo mi sembra un bellissimo segnale) si fidano delle scelte del bibliotecario.

La libreria deve massimizzare i profitti e quindi – estremizzo per rendere l’idea – compra solo Stilton. La biblioteca non deve massimizzare i profitti, quindi può tenere e proporre sullo stesso piano sia titoli immediatamente attrattivi sia titoli di valore. Può e deve diffondere anche il prodotto di qualità, ma per farlo non può permettersi di snobbare il prodotto desiderato dalla maggioranza. Deve saper mediare.

Ho al mio attivo anni di lavoro con le librerie, quindi noto le differenze. Sono due modi diversi di relazionarsi all’acquisto e predisporre l’assortimento. Per il bibliotecario che compra da me, hanno lo stesso peso, per fare un esempio “volgare”, il titolo marketing oriented di Newton e quello più di ricerca di ISBN. È chiaro che anche per noi Mondadori è l’editore di maggiore peso, però non quanto lo è se il tuo cliente è la libreria. Il cliente bibliotecario mette sullo stesso piano libri di editori molto diversi, direi che la logica è simile all’acquisto nella libreria online: i libri sono l’uno a fianco dell’altro, sono alla pari.

E del resto noi vendiamo per circa il 90% tramite il sito. Per alcune biblioteche allestiamo una vetrina fisica delle nuove uscite, ma questo fa il 10% del nostro fatturato. Tutto il resto si svolge online, in piena autonomia da parte del cliente bibliotecario: guarda, sceglie, ordina. E noi forniamo attraverso il sito tutta una serie di servizi per supportare il cliente nella scelta e nella gestione del suo budget.

Ma tornando al discorso del mettersi al servizio dell’utenza: la biblioteca ha il compito di prestare libri, viene misurata anche su questa performance. Per fare un esempio una biblioteca che ha mille utenti e fa cinquemila prestiti, è diversa da quella che ha mille utenti e fa quindicimila prestiti: la seconda ha evidentemente funzionato meglio della prima. Così come se ha comprato cento libri e li ha prestati tutti almeno una volta, vuol dire che ha comprato bene intercettando le esigenze dei suoi utenti.

Le biblioteche interagiscono con gli editori? Che tipo di rapporti ci sono?

In realtà il mondo delle biblioteche è spesso dimenticato dagli editori, che non ne conoscono in modo approfondito il funzionamento e il potenziale di marketing.

Sabato sera (24 novembre) a Treviglio (30.000 abitanti circa) ad una presentazione di Ammanniti organizzata dalla biblioteca, erano presenti oltre 350 persone che poi hanno acquistato circa 170 libri nel bookshop temporaneo allestito. A Nembro (circa 12.000 abitanti) il sabato precedente per Patrizia Cavalli erano presenti oltre 200 persone… numeri che le grandi librerie fanno fatica a fare… eppure se le biblioteche chiedono aiuto agli editori per l’organizzazione degli eventi spesso trovano uno scarso interesse.

In Italia ormai vivono molti stranieri e mi pare di capire che almeno alcuni di loro siano portatori di abitudine radicata a utilizzare la biblioteca. Come rispondono le biblioteche a questa potenziale evoluzione dell’utenza? Acquistano anche libri in lingua estera?

La richiesta di libri in lingua da parte delle biblioteche è in crescita: in alcune aree geografiche, perché qui la variabile è di nuovo politica.

Torino ha fatto una gara di appalto (a cui noi non abbiamo partecipato) in cui una condizione importante era la capacità di procurare libri in lingua e tradotti in più lingue, non solo in inglese e francese. Garantire questa capacità comportava punti in più per il fornitore in gara. Che dire? A Torino evidentemente quest’esigenza è più sentita, ma forse dipende anche dal fatto che alcune amministrazioni locali sono più sensibili di altre alla questione.

Questo mi fa venire in mente che ci sono realtà bibliotecarie nelle quali vengono organizzati corsi di italiano per stranieri: e torniamo alla funzione sociale della biblioteca.

Purtroppo come si diceva mancano i soldi. Quindi anche gli amministratori più sensibili non possono erogare fondi sufficienti per sostenere e incrementare quanto vorrebbero lo sviluppo di ruolo delle biblioteche. Se i fondi ci fossero, il fenomeno della biblioteca come aggregatore sociale sarebbe molto più marcato.

E con l’evoluzione digitale come la mettiamo? L’ebook è compatibile con le biblioteche?

Certo che è compatibile! Sull’ebook c’è un grande fermento in ambito bibliotecario.

Per adesso il fornitore più importante è MLOL (Media Library On Line) che è un nostro importante partner.

La logica del prestito digitale è simile a quella del prestito “analogico”: la biblioteca acquista una licenza ebook con il diritto di effettuare un numero di prestiti. Una volta raggiunto il limite di prestiti se vuole continuare a prestare il libro deve acquistare (per quel libro) una nuova licenza.

Ovviamente il grado di sensibilità ed evoluzione tecnologica varia da biblioteca a biblioteca, ma l’interesse per questa forma di prestito è assolutamente vivissima proprio per quella funzione di sviluppo della cultura e diffusione della lettura che le biblioteche svolgono in forma decisamente più marcata di tutti gli altri attori del mondo editoriale.


Per quanto possa essere un punto di vista un po’ di parte (Daniele Forzan esprime un’identificazione professionale con il mondo delle biblioteche) certamente di museale non emerge proprio nulla. La biblioteca è viva, evolve, in modo discreto rappresenta tutt’ora e forse addirittura in crescendo un riferimento. Costretta a combattere come prevedibile con “una progressiva erosione dei fondi” (peccato).


Leggere srl
Via per Grumello, 57
24127 Bergamo
Tel. 035.4243733 - Fax 035.321673
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